IMPARA DA FARGO!

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Questa mattina mi sono recata presso un centro di orientamento al lavoro, qui nel paesino dove vivo, dove un ragazzo gentilissimo mi ha messo a disposizione la banca dati per trovare aziende a cui mandare la mia candidatura (con poche speranze, ma tant’è) e la sua spalla su cui piangere un po’. Nel tentativo di consolarmi, mi ha fatto notare come la situazione in questo paese sia ormai tragica, e che quindi potevo a buon diritto considerarmi non una sfortunata eccezione, ma perfettamente nella norma. Nella provincia di Milano, tanto per dirne una, l’unico dato in salita è quello del numero delle aziende che chiudono. Tornata a casa, dopo aver infornato il mio ottimo tofu marinato, ho dato un’occhiata su internet. Il quadro che emerge non è tragico: è disperato.

Il tasso di disoccupazione si avvia verso il 12%, ed il dato è in costante peggioramento. Significa che, in media, ogni cento persone dieci o dodici non hanno uno stipendio, quindi non hanno soldi per fare la spesa, per pagarsi una casa, per comprarsi un nuovo vestito. Quindi chi vende le verdure e il pane, chi affitta le case, chi fa i vestiti, non ha più clienti e quindi non lavora più e quindi chiude e quindi tutti quelli che lavoravano lì diventano disoccupati.

Persino la Croce Rossa è preoccupata, parla di carenza di ammortizzatori sociali, di aumento continuo di persone indigenti, di pericolo del verificarsi di episodi di violenza come già accaduto in Grecia.

Insomma, niente per cui essere particolarmente allegri, e niente che faccia sperare in un miglioramento a breve, né in generale né della mia personalissima situazione.
E allora che si fa? Ci si suicida? Giammai!
La prima cosa è non perdere la testa, e mantenere lo sguardo bello fisso intorno a sé, e l’umore bello alto. Il modo migliore è prendersi cura del proprio corpo: una bella doccia, un sapone profumato (magari prodotto dalla tua amica, ed ottenuto con il baratto: io ti do la maionese fatta in casa e tu mi dai il sapone fatto in casa), un sacco di passeggiate all’aperto, che ti ossigenano il cervello e la pelle, un amico a quattro zampe con cui giocare, ridere, dormicchiare.
La seconda è non spendere, o spendere il minimo indispensabile. Se penso a quanto spendevo prima, quando avevo un bello stipendio, mi rendo conto che anche io, pur essendo comunque tutto meno che una stolida fashion victim, ero schiava della mentalità dilagante del consumare a tutti i costi. Quante cose inutili! Fai una lista di quel che spendi ogni mese, e zac, elimina l’eliminabile: aperitivi con gli amici, cene fuori, usa il cellulare il meno possibile, e la macchina ancor meno del meno possibile.
La terza è non buttare, ma riparare e riutilizzare. Il mio beagle pazzo ha rotto il giochino? Lo si aggiusta. Il maglione è infeltrito? Può diventare una cuccia per il gatto.

La quarta è osare: chiedi a tutti quelli che conosci, proponiti per il lavori più improbabili, non lasciarti scappare neanche un’occasione.

E se tutto questo non funziona, se la crisi persiste, se il lavoro non si trova, se la vecchia zia milionaria si rifiuta di morire e lasciarti l’eredità, aguzza l’ingegno e dai libero sfogo alla creatività, e tieni ben presente che è questo sistema sociale ad essere il primo responsabile della crisi e delle tue magagne, quindi nulla ti vieta di beffarti delle sue regole. Impara da Fargo (ma vedi di organizzarti meglio).

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